Benvenuto Cuminetti nasce il 1 giugno del 1931 ad Albino, un paese della Valseriana, a pochi chilometri dal capoluogo: Bergamo. Ai luoghi che hanno suggestionato la sua infanzia e all'ambiente cittadino egli rimane sempre fedele non abbandonandoli mai anche quando le circostanze lo porterebbero a trasferirsi altrove; segno di quel profondo legame con la sua terra alla quale ha dedicato tutto il suo fecondo impegno di cittadino e di uomo di cultura.

"Sono figlio di un fornaio" amava spesso ricordare Cuminetti nelle conversazione con gli amici. Questa origine se la sentiva addosso e ha orientato tutta la sua vita.

Nella bottega del padre ha educato i tratti della sua cordialità e della sua umanità che facilitavano la sua disponibilità al dialogo e ai rapporti con gli altri, e ha appreso quella vena ironica e quella capacità fabulatoria che lo rendevano capace di stemperare i momenti di più acuta tensione con una battuta fulminante, con un estroso inserimento, nel dialogo in lingua, di espressioni in dialetto bergamasco.

Dal mestiere del padre ha tratto l'etica del lavoro, quel suo instancabile prodigarsi come studioso, docente, operatore teatrale, organizzatore culturale, quel suo continuo aggiornarsi con vaste e meditate letture che poi suggeriva ad amici e con estrema semplicità diffondeva durante le sue lezioni agli studenti.

Ma è la figura del padre che diventa il centro di un'attenzione vigile per Cuminetti; quel padre, che nell'immaginario del figlio è considerato un sacerdote laico che nei bui anni di povertà della fine degli anni Trenta e della guerra nutriva con il suo pane la comunità della valle, è l'esempio da imitare per trasformare il sapere in un cibo che alimenta lo spirito. Da qui derivano la sua intima pulsione ad uscire dai limiti ristretti della cattedra e dalla cultura accademica rinchiusa nei confini di una comunicazione elitaria, e il suo slancio che lo portava ad operare in una dimensione comunitaria eleggendo la parola viva della voce nel suo discreto ma determinato impegno ad edificare una vera collettività.

Dal padre Cuminetti eredita anche la passione per il teatro. Egli, durante la sua infanzia, conosce per la prima volta le storie dei drammi più celebri raccontate dal padre, che le metteva in scena come attore della filodrammatica del paese, e da lui sente parlare dei grandi attori dell'epoca.

Questa sua passione cresce durante la giovinezza quando studente del Liceo "Sarpi" di Bergamo, comincia a frequentare il teatro Donizetti e ad assistere ai primi spettacoli dell'appena fondato Piccolo Teatro di Milano.

Ma è l'incontro, alla Cattolica di Milano, con Mario Apollonio (che Cuminetti vuole come relatore della sua tesi di laurea su Studi sul realismo di Francesco de Sanctis, anno 1957) a trasformare quella che era una passione giovanile per il teatro in una vera e propria vocazione.

Dopo essersi specializzatosi in Filologia Moderna diventa Assistente di Mario Apollonio alla Cattedra di Storia del Teatro e dello Spettacolo all'Università Cattolica di Milano dall'anno accademico 1961/62 al 1968/69 e presso la Scuola Superiore delle Comunicazioni Sociali, fondata da Apollonio, con l'entusiastico sostegno di Cuminetti, a Bergamo nel 1962 e trasferita in seguito a Milano nel 1968.

Nel laboratorio di molteplici esperienze di ricerca sul teatro e sui nuovi strumenti massmediatici e nel magistero universitario di Apollonio, Cuminetti, da un lato, matura il suo umanesimo sempre attento alla difesa cristiana della persona, sostenuto attraverso le letture di Maritain, di Peguy e di Bernanos e, dall'altro, riconosce la dilatazione del teatro che supera la dimensione del testo letterario per approdare alla coralità e la responsabilità della parola a teatro che nel suo processo comunicativo istituisce una solidarietà profonda tra il soggetto autore e i molteplici destinatari e che, pertanto, consapevolmente acquisire la prospettiva di un senso morale e civile.

Con questo significativo bagaglio culturale ed umano Cuminetti, nel 1969, è docente, prima incaricato e poi associato, dell'insegnamento di Storia del Teatro e dello Spettacolo nella Facoltà di Lingue dell'Università degli Studi di Bergamo che lo vede fin dalla sua fondazione tra i collaboratori più attivi. Egli promuove scambi fecondi tra le risorse culturali dell'ateneo e le varie istituzioni della città e della provincia, organizzando incontri, dibattiti, corsi di aggiornamento. E nell'ambito della propria disciplina avvia una ricerca orientata soprattutto ad esplorare le problematiche del teatro tra fine Ottocento e Novecento, con indagini sulle teoriche teatrali, sulle poetiche spettacolari dei più importanti attori e sulla letteratura teatrale italiana, e propone studi di taglio antropologico su rito, festa e teatro e sul rapporto tra teatro e processi educativi, lasciando tra le sue carte appunti, considerazioni, spunti illuminanti di cui hanno potuto godere, purtroppo, solo gli studenti che partecipavano alle sue lezioni.

Nel 1982 per l'indubbio valore dei suoi studi e per la profonda convinzione della legittimazione del teatro nei processi educativi Cuminetti viene eletto Presidente dell'ATIG (Associazione Teatro Infanzia e Gioventù), sezione italiana dell'ASSITEJ. Tra gli anni ottanta e novanta egli conduce una riflessione sistematica sull'importanza dell'esperienza teatrale nella formazione umana e anche nell'educazione del gusto estetico del giovane, che espone in numerose comunicazioni ai convegni internazionali di Sociologia del Teatro e a quelli organizzati dall'Assitej (Association Internationale Théâtre Enfance et Jeunesse) e in saggi che contribuiscono a farlo stimare a livello mondiale, divenendo un punto di riferimento per tutti gli studiosi del settore.

Nel 1984 Cuminetti cura il numero monografico di Comunicazioni sociali dedicato al rapporto tra teatro e istituzioni educative e nel triennio 1990-1992 è promotore come Presidente del CTS di Bergamo (Centro Teatro Scuola - Ricerca e Documentazione Teatro ed Istituzioni Educative), in collaborazione con l'Università di Bergamo, di tre Convegni su Teatro-Educazione in Europa, a cui partecipano insigni studiosi provenienti dalla Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra e Belgio, i cui contributi, che illustrano le infinite possibilità del fare teatro all'interno di istituzionali scolastiche, sono raccolti in altrettanti volumi curati da Cuminetti.

Il respiro internazionale della sua ricerca e l'apertura ad esperienze di mondi diversi non allontanano mai Cuminetti dalle sue radici bergamasche, non perché; egli voglia difendere scioccamente la specificità locale, ma perché avverte l'impegno intellettuale, che diventa quasi un dovere morale, di ancorare il sapere, che apre le menti e che illumina la ricerca interiore, al proprio territorio, di testimoniare con discrezione e semplicità la sua presenza di uomo di cultura nella sua terra.

Da questo profondo sentimento di appartenenza ad una polis nasce la sua partecipazione alla vita pubblica come cittadino e politico; è assessore al Comune di Albino, e Consigliere in Provincia, dove già negli anni sessanta si batte per il decentramento delle biblioteche e favorisce la nascita di alcuni poli periferici per la diffusione del teatro tra i bambini e i ragazzi della provincia bergamasca. Come professionista, offre la sua competenza quando è chiamato a svolgere l'incarico di consulente artistico degli Assessorati alla Cultura e allo Spettacolo della Città di Bergamo, per la programmazione delle stagioni di prosa del teatro Donizetti, e per l'organizzazione di corsi, di dibattiti, di incontri con scrittori, drammaturghi, attori, registi, per la formazione e la promozione culturale del pubblico e dei giovani studenti.

Per la stagione 1980-81 Cuminetti proprio per il pubblico più giovane e più attento ai mutamenti delle espressioni artistiche idea e progetta gli "Altri Percorsi", ossia una stagione a fianco di quella tradizionale e alternativa, in cui vengono programmati spettacoli di compagnie che scoprono drammaturgie e forme espressive nuove.

Cuminetti, con la sua autonomia di giudizio critico senza mai cedere a compromessi con l'establishment dell'industria dello spettacolo, con il suo gusto raffinato, con la sua intuizione tramite la quale riusciva a scoprire nel mondo del teatro attori, registi, gruppi non ancora conosciuti sulla piazza, nobilita il ruolo di coordinatore artistico per oltre trent'anni fino agli ultimi giorni della sua scomparsa.

Benvenuto Cuminetti muore il 6 settembre del 2000, dopo l'aggravamento della malattia nei mesi estivi, che affronta con grande forza d'animo e serenità cristiana, senza mai mancare di donare alla moglie Graziella e alle figlie Simona e Natalia il suo amore, di tenere stretti rapporti con i collaboratori ed amici per definire progetti già in atto o per parlare di quelli futuri, di studiare per preparare il corso universitario, come dimostrano le ultime riflessioni annotate sul teatro di Natalia Ginzburg.

Nota biografica pubblicata nel volume: Benvenuto Cuminetti, A scena aperta, Bergamo University Press - Edizioni Sestante, Bergamo, 2002 (a cura di Matilde Dillon Wanke e Sergio Signorelli).